Giovanni della Casa: vita e opere dell'autore del galateo.
Giovanni della Casa 1503-1556. Monsignore, arcivescovo, letterato e scrittore. Nel 1534 viene eletto papa Paolo III Farnese che favorisce la rapida ascesa del Dalla Casa. Famoso per aver scritto il Galateo, manuale che per secoli è stato un riferimento per educazione e buone maniere
“I potenti le fatiche e i servizi da’ bassi ricercano; i bassi all’incontro ricchezza e dignità da’ potenti desiderano”. Giovanni della Casa
È una citazione dal "Galateo" di Giovanni Della Casa, che descrive una relazione di mutuo interesse tra classi sociali diverse. I potenti cercano la manodopera e l'utilità dei più deboli. I bassi cercano di ottenere status e beni materiali dai potenti. Questa reciprocità, secondo il testo, è basata sull'utilità piuttosto che su un genuino affetto.
Il primo è il titolo completo del libro, ovvero “Trattato di messer Giovanni della Casa" nel quale, sotto la persona d'un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, "si ragiona de modi che si debbono o tenere, o schifare nella comune conversatione, cognominato Galatheo overo de costumi”
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10 regole del Galateo di Giovanni della Casa
Il Galateo, scritto da Giovanni della Casa nel Cinquecento, è un trattato sulle buone maniere e il comportamento educato in società. Ecco 10 regole fondamentali tratte dall’opera:
- Moderazione nel parlare – Evitare di essere troppo loquaci o arroganti.
- Pulizia personale – La cura di sé è segno di rispetto per gli altri.
- Non interrompere gli altri – Ascoltare con attenzione e senza interrompere chi parla.
- Evitare gesti sgradevoli – Non strofinarsi il naso o fare gesti di cattivo gusto in pubblico.
- Non vantarsi – Parlare di sé con umiltà e senza ostentare ricchezze o successi.
- Mantenere un tono di voce adeguato – Non gridare o parlare troppo forte in compagnia.
- Essere discreti nei complimenti – Lodare gli altri senza esagerazioni o adulazioni false.
- Non masticare rumorosamente – Mangiare con compostezza e senza fare rumori sgradevoli.
- Rispetto delle opinioni altrui – Evitare discussioni troppo accese e rispettare i punti di vista diversi.
- Non importunare con odori sgradevoli – Evitare profumi eccessivi o trascuratezza nell’igiene.
Il Galateo di Giovanni della Casa, pur essendo stato scritto secoli fa, offre ancora oggi utili consigli per il vivere civile e il rispetto reciproco.
Frasi di Giovanni Della Casa
Non istà bene a fregarsi i denti con la tovagliuola, e meno col dito, che sono atti difformi. Nè risciacquarsi la bocca e sputare il vino, sta bene in palese. Nè in levandosi da tavola portar lo stecco in bocca, a guisa d'uccello che faccia suo nido, o sopra l'orecchio, come barbiere, è gentil costume.
E come i piacevoli modi e gentili hanno forza di eccitare la benivolenza di coloro cò quali noi viviamo, così per lo contrario i zotichi e rozzi incitano altrui ad odio et a disprezzo di noi.
Nella comune usanza si dèe l'uomo astenere di tanto dar consiglio e di tanto metter compenso alle bisogne altrui: nel quale errore cadono molti, e più spesso i meno intendenti.
Il proferire il tuo consiglio non richiesto niuna altra cosa è che un dire di esser più savio di colui cui tu consigli, anzi un rimproverargli il suo poco sapere e la sua ignoranza.
Gloria non di virtù figlia a che vale?
Diciamo adunque che ciascun atto che è di noia ad alcuno dè sensi, e ciò che è contrario all'appetito, et oltre a ciò quello che rappresenta alla imaginatione cose male da lei gradite, e similmente ciò che lo 'ntelletto have a schifo, spiace e non si dèe fare.
Troverai di molti, che mentono, a niun cattivo fine tirando nè di proprio loro utile, nè di danno o di vergogna altrui; ma perciò che la bugia per sè piace loro; come chi bee, non per sete, ma per gola del vino.
Schernire non si dee mai persona, quantunque inimica; perché maggior segno di dispregio pare che si faccia schernendo, che ingiuriando; con ciò sia che le ingiurie si fanno o per istizza o per alcuna cupidità; e niuno è che si adiri con cosa o per cosa che egli abbia per niente, o che appetisca quello che egli sprezza del tutto.
Vita di Giovanni della Casa
Ritratto di Giovanni della Casa, detto Monsignor Della Casa (1503-1556): studioso e arcivescovo cattolico italiano
Ritratto di Giovanni della Casa, detto Monsignor Della Casa (1503-1556): studioso e arcivescovo cattolico italiano - Fonte: getty-images
A Roma si inserisce nella corrente bernesca
Giovanni Della Casa nasce nel 1503 nei dintorni di Firenze, la sua è una famiglia di mercanti e di nobili, e gode di potenti protezioni presso alcune delle maggiori famiglie dell’Italia dell’epoca, come i Farnese.
Trasferitosi a Bologna per studiare giurisprudenza abbandona presto gli studi per dedicarsi alla letteratura, lascia l’Emilia per trasferirsi a Padova dove impara il greco e diventa amico di Pietro Bembo, eminente letterato e grammatico la cui influenza intellettuale lo porta a scrivere le prime liriche secondo quello stile petrarchesco definito proprio dal Bembo.
Nel 1529, invece, è a Roma dove stringe amicizia con Annibal Caro, Agnolo Fiorenzuola e Francesco Berni di cui imita lo stile inserendosi nella corrente di quella poesia giocosa diffusissima a Roma e detta, appunto, bernesca.
Ma la svolta nella vita e nella produzione letteraria del Della Casa avviene nel 1534 con l’elezione al soglio pontificio di Paolo III, appartenente alla potentissima famiglia dei Farnese. Favorito dalla protezione del pontefice il Della Casa comincia una rapida carriera ecclesiastica cominciata con l’assegnazione di alcuni importanti incarichi diplomatici e culminata, nel 1544, con la nomina ad arcivescovo di Benevento.
Quelli in cui si muove il Della Casa sono anni cruciali: le guerre d’Italia, cominciate nel 1492 e durate fin quasi alla metà del secolo successivo, si avviano alla conclusione e, con esse, termina anche il periodo della centralità politica ed economica degli Stati italiani in ambito europeo.
L'Indice dei libri proibiti
Pio V, storia del papa inquisitore: l’indice dei libri proibiti e la censura delle idee. Nel 1549, Giovanni Della Casa fu autore dell’Indice dei libri proibiti pubblicando un Catalogo contente 149 titoli di diverse opere, composizioni, libri ritenuti eretici, sospetti, e scandalosi e dichiarandole quindi dannate e proibite. Con questo elenco veniva anche proibita la pubblicazione di opere di teologi protestanti, dei primi riformati italiani che avevano ormai scelto la via dell'esilio come ad esempio Ochino o Vermigli; dei testi più noti della produzione di area valdese dal Beneficio di Cristo all'Alfabeto cristiano di Valdés, e anche i classici della polemistica antipapale come i testi di Marsilio da Padova; ma anche gli scritti di autori come Bernardino Tamitano fondatore di accademie letterarie, autore di commenti alle opere di Aristotele e di scritti di logica. L'elenco fu soppresso dalla Congregazione per la dottrina della fede soltanto il 4 febbraio del 1966.
Il Galateo
E’ un’opera vagamente autobiografica
Il Galateo overo de' costumi è senz'altro l'opera più famosa del Della Casa. Nei suoi trenta capitoli scritti in forma di dialogo un uomo anziano spiega ad un ragazzo quali sono i comportamenti e i modi da tenere nell'ambiente di corte e, in generale, tra gli aristocratici.
Scritta durante il periodo del ritiro dall'attività politica, tra il 1550 e il 1552, l'opera ha un vago sapore autobiografico poiché nell'anziano si può intravedere l'autore stesso, diventato esperto di tali questioni per averle apprese nel suo lungo servizio alla corte papale e nelle missioni diplomatiche nelle varie corti d’Italia, mentre nel giovane un suo nipote, tale Annibale. Dal vestiario al modo e agli argomenti da tenere in una conversazione, da come comportarsi a tavola ai modi da tenere di volta in volta con diplomatici o dame, l'opera affronta tutti i principali argomenti sul buon contegno da avere negli ambienti dell'alta società cortigiana.
Se da un lato l'opera offre un interessante finestra da cui affacciarsi e scorgere le abitudini, gli usi e le formalità della classe dirigente italiana di metà cinquecento, dall'altra ci restituisce un ritratto del perfetto gentiluomo di corte che appare privo di qualsiasi slancio ideale. A differenza del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, il protagonista del Galateo non si pone il problema di migliorarsi, di raffinarsi sia come uomo politico che come intellettuale per servire al meglio il suo signore, ma si limita a consigliare al giovane nipote il modo migliore per adeguarsi ad una serie di regole ed etichette già imposte, in un contesto sociale irrigidito attorno a queste formalità.
Se nel Quattrocento le corti italiane, con il loro mecenatismo e quel rapporto così stretto tra i prìncipi e gli intellettuali umanisti erano lo specchio della potenza politica, economica e culturale italiana, allo stesso modo il manuale d’etichetta del Della Casa restituisce l'immagine di una crisi intellettuale che è lo specchio della decadenza politica e della perdita di centralità della penisola italiana.
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